L'Agenzia delle Entrate e i controlli sui prelievi di denaro - nordnotizie.it
L’Agenzia delle Entrate controlla i bancomat: ecco cosa accade se i prelievi sono troppo elevati. Puoi ricevere un accertamento.
Negli ultimi anni, la gestione dei conti correnti e dei movimenti bancari ha attirato l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. La legge italiana, in particolare il D.P.R. n. 600/1973, consente all’Amministrazione di esaminare i rapporti finanziari dei contribuenti, permettendo di identificare movimenti non giustificati. È cruciale comprendere le implicazioni dei prelievi di contante e come questi possano essere interpretati dal Fisco.
Nel caso degli accrediti sul conto corrente, il contribuente deve dimostrare l’origine e la natura delle somme ricevute. Se non riesce a fornire una giustificazione adeguata, tali somme possono essere considerate dal Fisco come ricavi non dichiarati. Questo principio si applica a tutte le categorie di contribuenti, siano essi lavoratori dipendenti, pensionati o liberi professionisti. La mancanza di documentazione può portare a conseguenze fiscali significative, incluse sanzioni.
La questione si complica ulteriormente con i prelievi in contante. Se i prelievi ingiustificati possono costituire un indizio di ricavi “in nero” per gli imprenditori, non sempre questa logica è valida per i professionisti e i lavoratori autonomi che non operano in una struttura imprenditoriale organizzata.
La normativa vigente suggerisce che i prelievi di denaro dal conto corrente possano nascondere pagamenti effettuati “fuori bilancio”, come stipendi non registrati a fornitori o dipendenti. In tali casi, il Fisco potrebbe considerare quei prelievi come segnali di ricavi non dichiarati. Tuttavia, è importante notare che questa presunzione non si applica automaticamente a tutti i professionisti.
La recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio (n. 1869/2025) ha stabilito che i prelievi non documentati effettuati da liberi professionisti o autonomi privi di un’organizzazione aziendale strutturata non devono essere considerati automaticamente come ricavi sommersi. Questo significa che avvocati, artigiani e consulenti non possono essere assimilati a imprenditori riguardo alla presunzione di ricavi non dichiarati derivanti dai prelievi.
Nonostante la sentenza favorevole per i professionisti, l’Agenzia delle Entrate mantiene la facoltà di effettuare controlli approfonditi. Anche in assenza della presunzione automatica sui prelievi, essa può:
Per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, è fondamentale adottare un comportamento prudente nella gestione dei movimenti finanziari. Per mitigare il rischio di contestazioni, è consigliabile mantenere con cura tutti i documenti che giustifichino le operazioni bancarie significative, sia in entrata che in uscita, è cruciale per rispondere a eventuali richieste di chiarimento da parte dell’Amministrazione finanziaria.
Favorire l’uso di strumenti di pagamento come bonifici o carte, piuttosto che il contante, facilita la ricostruzione dei flussi finanziari. Distinguere nettamente tra i conti utilizzati per scopi privati e quelli destinati all’attività lavorativa può semplificare la rendicontazione delle operazioni e i controlli. Anche in regimi fiscali semplificati, avere una contabilità chiara e coerente aiuta a riconciliare i dati contabili con i movimenti sui conti correnti.
Essere in grado di dimostrare la provenienza delle somme accreditate è fondamentale, che si tratti di incassi da prestazioni, prestiti formalizzati o altre fonti di reddito. Adottare queste precauzioni non solo aiuta a evitare problemi con il Fisco, ma consente anche una gestione più trasparente e serena delle proprie finanze.