
C’è chi dice di essere rimasto scioccato dal tweet di Massimo Mantellini, il giornalista scelto dal governo come esperto antiodio, che ha scritto di vorrebbe impedire ai lombardi di uscire dalla Lombardia, per l’estate. Io no. Secondo me,Massimo Mantellini ha scientemente innescato un flame che ha dato inizio ad una serie di reazioni, fra cui quella del politico leghista Davide Caparini.
La dico piano: chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno per questa estate
— massimo mantellini (@mante) June 5, 2020
La commissione antiodio è una imbarazzante iniziativa del governo per contrastare la mania degli italiani di insultare il prossimo su Facebook, su Twitter e sugli altri social media. Oggi però abbiamo la certezza che Massimo Mantellini è davvero esperto di flamers e heaters. Mantellini sa esattamente quale innesco utilizzare per farli esplodere. Non si limita però a studiarli e documentarli. Li usa in prima persona.
Da lombarda, leggendo il tweet di Massimo Mantellini, ho avuto due pensieri
Nel primo ho sospettato che Massimo Mantellini fosse uno di quei personaggi che insultano e fanno litigare la gente sui social utilizzando dei profili falsi. Un flame così esperto è raro. Basta poco per accendere la miccia. Si entra in una bolla, in un gruppo, su una pagina frequentata e si butta là qualcosa che irrita i frequentatori. Però le micce intelligenti sono poche.
Vi faccio un esempio concreto e storico di flame: una ventina di anni su un forum frequentato da antenati degli antagonisti e dei membri dell’ANPI un flamer pubblicò una pagina di pensieri estratta dal Mein Kampf di Hitler e la firmò Karl Marx. Poi lasciò che per circa tre giorni tutti i frequentatori commentassero il post apprezzando e sottolineando i migliori passaggi del pensiero di “Karl Marx”.
“Lo diceva Adolfo, non Carlo” e finì a cazzotti
Quindi pubblicò, con un altra identità, la fotografia della pagina del libro con la firma dell’ autore vero. Vi lascio immaginare il resto e vi dico solo che vi fu anche qualche scazzottata reale e alcune denunce.
I flame del passato simili a quello di Massimo Mantellini. Nord contro sud, sud contro nord
Un altro flame dello stesso stampo di quello del romagnolo Massimo Mantellini era quello di chi scriveva, nelle pagine Facebook nei gruppi dei leghisti, specie quelli di vecchio stampo” frasi come “siamo noi del sud che manteniamo il nord da secoli” oppure, “ noi abbiamo la cultura, voi al nord avete i soldi, ma non la cultura” o ancora, “noi al sud eravamo già pederastri quando voi non eravate ancora scesi dagli alberi”.
Quale lombardo non ha letto, o sentito, frasi simili su Facebook, o su un qualsiasi media, o in televisione o letto sui giornali negli ultimi 25 anni?
Erano frasi di odio, di profondo e spesso incosciente razzismo, e nel contempo esprimevano anche un forte senso di inferiorità da parte della gente del sud che le pronunciava.
Ogni tanto le pronunciava anche chi si considerava del nord. Questi ultimi erano portatori di un sofisticato misto di buonismo e razzistico senso di superiorità. Si sentivano così superiori al loro prossimo che erano pronti a considerare valore positivo qualunque cavolata e a disprezzare le persone che esprimevano qualunque idea o pensiero ragionevole che fosse contro il loro punto di vista.
Irritanti come il tocco dell’ ortica
Erano atteggiamenti che derivavano da sintomi di analisi della realtà anacronistici ed irreali, che irritavano profondamente e ponevano il seme della lite e dello scontro intraetnico in qualunque discussione, sia sui social media sia nei rapporti personali tradizionali. Erano dei flame fantastici.
Il capostipite dei flamers era un mio prof
Ricordo ancora la prima volta che ho sentito una frase simile. La disse un mio professore campano quando ero in quinta superiore. Ben 38 anni fa. “Dove ci sono i soldi non c’è la cultura. Ecco perché a Milano non c’è cultura e al sud si”. Mi ribellai. La mia ribellione nacque di pancia ed eruttò con veemenza. “Ma non è vero”, risposi dal banco della prima fila dove, da brava secchiona, ero seduta. Snocciolai un lunghissimo elenco di opere d’arte e di fatti culturali che andavano dal cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie alle opere del Bramante, passando per Brunelleschi e per tutti i mecenati delle corti comunali, i Gonzaga, gli Sforza, i Visconti…
C’è da dire che, seppellito da tanta cultura e dal suo errore, il professore mi diede ragione. Fu onesto e non si vendicò della mia ribellione alle sue teorie con il giudizio in pagella. Però quella sua frase pose, in profondità nel mio animo, il germe del leghismo in un tempo in cui la Lega non esisteva ancora. Suppongo che, anche se internet in Italia nel 1982 ancora non c’era e i telefonini erano delle rarità satellitari, il mio professore possa essere considerato il capostipite di tutti i flamers.
Lumbard tas e paga i tass
Lombardia il flame di Massimo Mantellini ricorda il manifesto Lumbard Tas della lega Lombarda dei primi anni 90
Il secondo pensiero che ho avuto alla lettura del tweet di Massimo Mantellini ha generato una riflessione. Sono passati 25 anni dalla prima volta che i lombardi sono stati politicamente e pubblicamente considerati una entità a sé stante. C’era un manifesto.”Lumbard tas e paga i tass”. Mi ero convinta che il superamento del problema del razzismo intraetnico fra i popoli della penisola italiana fosse l’unico concreto risultato ottenuto con la lunga battaglia per l’indipendenza delle nazioni della Padania (oggi battaglia per la più modesta, ma comunque difficile, Autonomia regionale).
L’arrivo del coronavirus
Poi arriva il coronavirus, la Lombardia è colpita come da un terremoto terribile, e invece di trovare solidarietà, affetto e aiuto, noi lombardi troviamo uno stampeade di gente che scappa al sud la notte del lockdown, un governo che fa fatica persino a pronunciare il nome della Lombardia, che non manda il denaro per rimettere in piedi il motore economico, che ci chiede soldi che non abbiamo e che dà l’impressione di essere il nostro peggior “heater”.
In mezzo a questo terremoto arriva il flame governativo antiodio di Massimo Mantellini e la sua spiegazione che sembra in grado di riavvolgere il filo della storia e farci tornare a sentire, di pancia, tutta la voglia di mandare a “dar via i ciapp” governo, stato e tutto il resto.
Il flame perfetto di Massimo Mantellini
Oggi dovremmo essere più esperti e non cadere nei flame di Massimo Mantellini o di chiunque altro. Potremmo quindi ignorarlo e far finta di non aver letto quel che ha scritto. Il fatto è, però, che mentre ci dà degli untori di Covid 19 (cosa che i lombardi non sono) Massimo Mantellini ci apre il cuore. Ci chiama Lombardi, e nomina la Lombardia come entità politica e crea il flame perfetto. Tutti i lombardi sognano di chiudersi in Lombardia, e di non far entrare più nessuno per un po’. Magari facendo tornare a casa loro un po’ di quelli che sono qua a far nulla. Però non osano dirlo. Lo ha fatto per noi Massimo Mantellini pronunciando finalmente il nostro nome.
Un abbraccio virtuale
Ho voglia di abbracciarlo ma non posso, sono lombarda e non ho fatto il tampone perché il governo italiano non ha inviato abbastanza reagenti. Non voglio rischiare di attaccare il Covid 19 a chi, per la prima volta, mi chiama Lombarda, e chiama casa mia Lombardia. Pazienza per il mare, Rimini potrà aspettare. Per ringraziare Massimo Mantellini, quest’estate la passo volentieri fra Como le sue colline, nelle dolci campagne di Mantova, sulle strade dei sapori e andando in bicicletta o a cavallo lungo gli argini del Po, del Mincio e del Secchia ( per citarne solo alcuni).